I 22 di San Cataldo
I 22 di San Cataldo Vintidù (ventidue) è il soprannome popolare con cui i cittadini di Caltanissetta chiamano gli abitanti di San Cataldo, originato dagli eventi dei moti anti-borbonici del 1820-1821 e dal successivo processo del 1822 che coinvolse il Principe Galletti e 1313 imputati. Il termine si contrappone al soprannome Maunzisi (maganzesi) con cui i sancataldesi chiamano i nisseni, entrambi nati dalla secolare rivalità tra le due città siciliane.
La rivalità storica
La rivalità tra San Cataldo e Caltanissetta ha radici profonde che risalgono al XVII secolo. Già nel dicembre 1651, Luigi Guglielmo Moncada dovette intervenire per sabotare le pretese degli abitanti di San Cataldo di impiantare una nuova salina nel loro territorio, poiché i nisseni si arrogavano l'esclusività e facevano pagare i sancataldesi per usufruire della stessa.
Nel 1608, Antonio Moncada, principe di Paternò e cavaliere del Toson d'Oro, dovette farsi interprete presso il sovrano Filippo III dell'atteggiamento di ostilità con cui i suoi vassalli nisseni reagirono alla nascita del nuovo centro di San Cataldo. La fondazione di San Cataldo da parte di Nicolò Galletti, barone di Fiumesalato, aveva infatti provocato uno spopolamento di Caltanissetta, con molti residenti che si trasferivano nel nuovo centro per godere degli sgravi fiscali.
I moti del 1820-1821
Durante i moti anti-borbonici del 1820-1821, la Sicilia si divise tra le province orientali, che richiedevano l'applicazione della costituzione spagnola in linea con i rivoltosi napoletani, e quelle occidentali, che chiedevano un governo e un parlamento siciliani autonomi.
Caltanissetta appoggiò la politica napoletana e dovette fronteggiare le rappresaglie organizzate dal Principe Galletti di San Cataldo, che coordinò i gruppi di guerriglia inviati dai vari comuni, tra cui Marianopoli, per conto dei palermitani indipendentisti.
La battaglia di Babbaurra

Rappresentazione dello scontro decisivo
Agosto 1820
L'episodio cruciale che diede origine ai soprannomi avvenne nell'agosto 1820 durante una tregua tra le forze contrapposte. Un gruppo di armati nisseni, che aveva fatto una sortita per respingere i briganti che saccheggiavano le campagne, attaccò di sorpresa i marianopolitani e si impadronì del posto di guardia di Babbaurra.
L'azione fu considerata un tradimento poiché le trattative erano ancora in corso. Gli uomini sconfitti si precipitarono dal Principe Galletti chiedendo vendetta. In quegli anni in cui il Teatro dei Pupi aveva particolare fortuna, fu facile collegare il tradimento a Gano di Magonza, il traditore per eccellenza delle storie cavalleresche, e agli altri traditori maganzesi.
Il processo del 1822

Aula del tribunale militare
1822
La vittoria di Caltanissetta, ottenuta anche grazie all'episodio di Babbaurra, coincise con la definitiva vittoria dei Borbone, che concessero al capoluogo il titolo di "città fedelissima".
Nel 1822 si svolse il processo militare a carico del Principe Galletti (nel frattempo datosi alla latitanza) e di altri 1313 imputati, tra cui molti sancataldesi. Questo numero, e in particolare l'anno 1822 ("ventidue"), rimase impresso nella memoria popolare come simbolo della sconfitta e dell'umiliazione subita da San Cataldo.
L'origine dei soprannomi
Il soprannome "Maunzisi" (maganzesi) attribuito ai nisseni deriva direttamente dall'episodio di Babbaurra e dal tradimento perpetrato durante la tregua. Il termine ha una connotazione fortemente negativa e spesso si affianca l'attributo "tradituri" (traditori).
Il soprannome "Vintidù" (ventidue) attribuito ai sancataldesi nasce invece come memento dell'anno 1822, quello del processo che vide coinvolti oltre 1300 imputati di San Cataldo e dintorni. Forse a ricordo di quell'anno nero per la cittadina, i nisseni iniziarono ad appellare così i loro vicini.
Nella smorfia napoletana il numero 22 è associato alla follia ("'o pazzo"), e nel tempo gli stessi sancataldesi hanno traslato il significato ingiurioso del blasone, rendendolo meno pesante attraverso questa associazione.
Significato nella cultura popolare

Dipinto commemorativo postumo
XIX secolo
Nonostante siano utilizzati dalla totalità degli abitanti delle due città, giovani e vecchi, la vera origine storica dei soprannomi è spesso dimenticata. Presso gli abitanti di San Cataldo, le ragioni storiche che hanno portato alla nascita del blasone sono del tutto rimosse, e viene rilevato soltanto il valore quasi sinonimico che lega "ventidue" a "pazzo".
Ancora oggi i due soprannomi rappresentano l'atavico confronto campanilistico tra le due città siciliane, testimonianza di una rivalità che attraversa i secoli e che affonda le radici in precisi eventi storici documentati.
Note
- Gli eventi del 1820-1821 e il successivo processo del 1822 sono documentati negli archivi storici siciliani.
- La rivalità tra San Cataldo e Caltanissetta è attestata fin dal XVII secolo attraverso documenti ufficiali della Corona d'Aragona.
- Il numero di 1313 imputati nel processo del 1822 è riportato nei documenti processuali dell'epoca.
Bibliografia
- Archivi Storici Siciliani, Documenti sui moti del 1820-1821, Palermo
- Rosario Gregorio, Considerazioni sopra la storia di Sicilia, Palermo, 1831
- Michele Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Firenze, 1854-1872
- Studi sui blasoni popolari siciliani e la rivalità storica tra centri urbani